I funghi degradatori del legno delle case sono poco considerati, e questo è un errore che potrebbe rivelarsi fatale per le travi. Riflettere sulle conseguenze della loro possibile presenza, consente di prevenirli con poche e semplici attenzioni. L’apparizione di un foro sospetto o il rinvenimento di un po’ di rosume su una trave suscita, invece, un’immediata preoccupazione. E’ un sentimento che colgo nelle persone che incontro. Spesso si parla solo di tarli senza dare la giusta importanza ai funghi degradatori del legno.
Leggendo questo articolo scoprirai che funghi e tarli vanno d’accordo, e intervenire solo contro i tarli, in alcuni casi, non garantisce il legno sano.
Pensa anche ai funghi degradatori del legno strutturale delle case
I funghi degradatori del legno strutturale hanno un comportamento ingannevole, la loro azione distruttiva potrebbe restare invisibile per molto tempo, manifestandosi solo quando il danno è grave o incurabile.
Ci sono funghi che agiscono in modo specifico verso certi tipi di legno, e in condizioni ambientali favorevoli dimostrano un’aggressività dirompente; per questo alcune specie lignivore sono particolarmente pericolose verso precise essenze arboree.
Questi organismi producono degli enzimi che disgregano i costituenti delle pareti delle cellule del legno (prevalentemente cellulose, emicellulose e lignina), e provocano carie che si rivelano con un colore diverso, secondo il componente primario che alterano nel legno.
In questo modo, quando ci capita tra le mani un pezzo di legno decomposto, distinguiamo subito il tipo di carie che può essere carie bianca, carie bruna (carie cubica) o carie soffice.
Il legno di una trave può essere deteriorato a tal punto dai funghi da diventare inconsistente e cedevole al tatto, privo di qualsiasi resistenza.
Questa efficienza nella demolizione del legno, suggerisce prudenza nella valutazione delle strutture in legno, in particolare degli edifici antichi , ma nel contempo dovrebbe, invece, incoraggiare ogni utile attività di prevenzione.
Davanti a una trave fragile come un biscotto di solito mi viene chiesto quale sia l’origine del problema, e da dove siano arrivati i funghi degradatori del legno che hanno provocato quella carie.
Per me è facile spiegare che i funghi degradatori del legno vivono in ogni ambiente, e in natura partecipano al ciclo della sostanza organica, come i tarli contribuiscono al deterioramento dei residui vegetali di un bosco o di una foresta: sgretolano foglie, rami e tronchi di alberi caduti, fino a corromperli nella trama del terreno.
Per questo sono organismi indispensabili per la vita.
In un bosco come sulle alberature cittadine, infettano l’ospite penetrando attraverso le ferite che interrompono la continuità esterna degli organi. Sono lacerazioni conseguenti alla rottura spontanea di un ramo, ai tagli fatti con la potatura o ferite inferte alle radici principali causate da uno scavo eseguito senza rispetto.
Quello che naturalmente avviene sugli alberi, potrebbe accadere sul legno delle travi e dei travicelli di una casa, che in origine erano tronchi o grossi rami.
In un edificio i meccanismi di azione dei funghi sono un po’ diversi, anche per l’inerzia del legno strutturale che, diversamente da quanto si potrebbe osservare in un albero, non contrasta lo sviluppo dei funghi.
Inoltre, sul legno delle strutture le possibilità d’infezione si moltiplicano, per via delle fresature dei prospetti, delle fenditure che fessurano il manufatto e dei tagli delle testate.
Affinché i funghi che degradano il legno possano attaccare le infrastrutture (per esempio, della copertura di un edificio), devono essere presenti nell’ambiente sotto forma di spore o, anche di soli frammenti di micelio; dopodiché, è necessario che sussistano favorevoli condizioni ambientali. Mi riferisco a una temperatura ottimale, ma soprattutto all’umidità, infatti, se l’ambiente e il legno sono asciutti gli attacchi dei funghi agenti di carie sono scongiurati.
La normativa vigente stabilisce l’esistenza del rischio di attacco di funghi degradatori del legno quando i manufatti hanno un’umidità superiore al 20%. La stessa norma prevede un abbassamento del limite di sicurezza al 18%, per legni che abbiano subito attacchi in passato.
E’ una previdenza da far durare nel tempo, perché dopo un arresto momentaneo della sua attività, il fungo potrebbe ritornare attivo se il legno si dovesse inumidire di nuovo.
Il problema è concreto nei casali e nei palazzi un tempo diroccati, ma poi ristrutturati recuperando il legno anche dai loro sedimi. Con il tempo l’umidità si è infiltrata nei legni e nei muri, che sono rimasti lungamente esposti anche all’azione di altri agenti del deterioramento, purtroppo, al momento del loro recupero questi manufatti vengono quasi sempre solamente rassettati.
Recuperando il legno antico si aderisce a un virtuoso criterio di sostenibilità e di caratterizzazione degli ambienti, ma l’errore lo si compie nel momento in cui le travi vengono riordinate in opera, senza particolari indagini ne trattamenti.
Faccio notare che un’infezione fungina che ha corroso di poco una trave, potrebbe rappresentare un tallone di Achille da considerare nella manutenzione, anche se si è arrivati in tempo per frenare il dilagare del fungo. Le travi inumidite e deteriorate dai funghi degradatori del legno attirano alcuni efficienti insetti xilofagi, per esempio le formiche.
Crematogaster scutellaris è una formica che in natura costruisce i suoi nidi nelle ceppaie, nei tronchi marcescenti o sotto le cortecce degli alberi sofferenti e vicini alla morte. A volte approfitta di una trave ammalorata per costruire al suo interno un nido satellite, che poi ramifica nella coibentazione del tetto. In questo modo determina gravi danni, che potrebbero obbligare alla ristrutturazione di almeno una porzione del tetto.
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L’immagine sopra vale più di mille parole, si riferisce a un caso che ho affrontato e che riguardava un elegante cascinale. La distruzione che si vede nella fotografia era stata causata da Serpula lacrimans. Il fungo si è manifestato dopo soli sei mesi dalla ristrutturazione dell’edificio, emergendo tra le assi del pavimento di una stanza, e diramandosi negli altri ambienti dell’appartamento attraversando muri spessi più di 80 cm.
Serpula lacrimans è un agente di carie bruna che riesce a sfruttare umidità vicine al 20%. Per questa sua particolare caratteristica lo si rintraccia nelle case costruite in zone umide, come i fondo valle.
L’evoluzione della sua carie nel legno è piuttosto rapida, perché è un fungo aggressivo con una buona capacità di sopravvivenza, anche in condizioni sfavorevoli. Estende le sue ife e i suoi cordoni miceliari facendosi strada tra le infrastrutture di un edificio, trasportando le sostanze nutritive e l’acqua che si procura, alla volta dei quartieri di sviluppo più poveri o, privi di questi elementi. Oltre a diffondersi negli edifici con i cordoni miceliari, produce una quantità enorme di spore. “E’ stato stimato che un carpoforo di Serpula lacrimans di un metro quadrato, produce circa 60 milioni di spore al minuto per una durata di alcuni giorni.” (Patologia del legno – Anselmi Govi – Edagricole).
L’esempio del casale con il pavimento distrutto fa riflettere, pochi s’immaginano che un fungo possa avere una capacità distruttiva così elevata, per giunta esibita in un tempo ristretto.
Quando pensiamo alle alterazioni del legno, la mente di solito corre ai tarli, e non si riflette abbastanza sull’eccezionale capacità distruttiva di alcuni funghi. Ho una certa esperienza, e ripensando alle tante visite fatte sui cantieri di case in fase di restauro, ricordo rari casi – si contano sulle dita di una mano – di travi ammalorate solo dai tarli, ma posso dire di centinaia di tetti con travi simili a wafer, ridotte così dai funghi agenti di carie.
Indagando con curiosità i manufatti integralmente rovinati, si scopre la successione degli eventi biodeterioranti: i legni erano stati attaccati prima dai tarli, poi sono arrivati i funghi.
Tarli e funghi agenti di carie hanno un rapporto stretto, che nell’ecosistema di una casa viene favorito dalle qualità artificiali dell’ambiente, infatti, le condizioni termo igrometriche negli ambienti confinati sono stabili e miti, e questo aiuta entrambi gli xilofagi.
Le larve dei tarli del legno in particolari circostanze potrebbero veicolare le spore o frammenti delle ife all’interno delle gallerie che scavano nel legno. L’ambiente protetto e la respirazione delle larve determinano un’umidità ottimale per la germinazione delle spore e per lo sviluppo del micelio. Le ife del fungo crescendo si estendono sulle pareti dei tunnel, ricavando i principi nutritivi non solo dal legno, ma anche dagli escrementi delle larve dei tarli.
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Nel caso di forti infestazioni di tarli del legno accertare l’esistenza di funghi lignivori è aspetto che qualifica l’inevitabile analisi. I danni irreversibili che alcune specie di funghi potrebbero determinare ai legni delle strutture, smentiscono l’importanza di solito assegnata ai tarli rispetto ai funghi, quasi sempre gravemente trascurati nelle operazioni di disinfestazione delle orditure lignee.
Anche per combattere i funghi degradatori del legno la tecnologia più sicura è un sistema fisico, che prevede l’integrazione di aria calda insufflata nell’ambiente, e di calore indotto sui legni da un campo elettromagnetico.
Oltre al riscaldamento realizzato con una tecnica diversa rispetto al solo trattamento antitarlo, si potrà integrare il lavoro con l’iniezione di sostanze fungi-statiche dentro i muri, per condizionare la diffusione di funghi aggressivi come la Serpula lacrimans.
Con il sistema esposto si ottiene un innalzamento controllato della temperatura del legno, anche delle porzioni di travi comprese nei muri.
E’ una tecnologia a basso impatto ambientale che richiede solo un parziale sgombero dei locali, e garantisce un uso sicuro degli ambienti subito dopo il trattamento.